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> Leading Articles > 9 Dicembre 2012 - Vuoto, Sottovuoto vs Vuoto?

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IL VUOTO contro IL VUOTO

Tra…Monti Italici


Stavo scrivendo proprio un pezzo molto più tecnico e circoscritto al momentum – il quale, in borsa, segue i principî di un’altra equazione
e che poi andremo a vedere
– quando in diretta, sabato sera da In Onda, è arrivata la notizia delle dimissioni di Monti (la “bomba atomica” di Porro!), un atto che nella sostanza si era già concretato tra giovedì e venerdì.
Ho seguito dunque, mio malgrado, un po’ la trasmissione stessa, un po’ i commenti su Twitter, mentre l’imperturbabile Crosetto osservava la Santanchè e Vergassola in un improbabile vis à vis.
Improbabile, poiché per mettere a confronto una faccia di plastica e una da c..o, occorre un’alta marea di fantasia.



Complimenti vivissimi tuttavia a Guido Crosetto, comunque l’unico (o uno dei rarissimi!) sceso nell’agone di questo momento politico, senza l’essenza del gridato e quasi racchiuso in un british aplomb.
È cosa che per una volta ci distingue.
Mi piace, non lo nego!
O mi dispiace sicuramente molto meno degli altri, sebbene combattere il quasi-nulla sia forse peggio che combattere cento nemici veri (e qui saranno le sue difficoltà, sebbene potrà girare il tutto a sua immenso favore).
Saranno interessanti gli sviluppi dei prossimi giorni.

Giacché, in questo nulla apparente, poi si muove un magma sommerso, al quale non è facile fornire chiare letture.
Le dimissioni di Monti, per esempio, nulla hanno di tecnico.
È un gesto calcolato e prettamente politico.
Ma mai questo Governo ha avuto un qual che di tecnico?
Perché stupirsi allora?

Se appunto si insedia un Governo tecnico, per sua natura intrinseca, le sorti di questo esecutivo non dovrebbero mai dipendere dalla maggioranza che lo ha preceduto, quand’anche “rinunciataria” nel proseguire il proprio mandato, come lo era stata la precedente fino al Novembre 2011.
Invece in questa “zuppa italiana” e per tutti questi tredici mesi, Mario Monti ha dovuto (quasi un poco per celia?) cercare consensi a destra e a manca, per adottare i provvedimenti più impopolari degli ultimi trent’anni.
Non serviva poi certo tanta “classe bocconiana” per porre in essere ciò che ha posto in essere (o non essere?) il Governo Monti.
Ma il ridicolo è che questo Governo – che volendo qualificare ed etichettare è stato il più di destra che mai si sia avuto, dal dopoguerra a oggi – finisce sfiduciato, o meglio affossato, dalla “presunta destra italica”, col bilico di un sostegno demagogico (e forse amorale?) delle sole forze di sinistra e di pseudo-centro (Casini, decida cosa vuol far da grande!).

Mi chiedo altresì come tanta gente che si professi davvero e di cuore di sinistra abbia avuto il coraggio di apporre la propria croce sul nome di Bersani in questo giro di doppie primarie, osservando i comportamenti dello stesso leader PD, PD che è poi avanzato di una semplice lettera dell’alfabeto, dal vecchio PC.
Sembra il passaggio di una targa alla lettera successiva!
Se non si fosse trattato d’un plebiscitario endorsement (sostantivo che odio ma entrato di forza nel nostro sfatto vocabolario, il quale ben rappresenta il vuoto italico) a Napolitano, la stampella offerta troppo generosamente a Bersani sarebbe stata un voto appunto al vuoto; stampella a Bersani e appoggio a Napolitano perché completasse il suo settennato con la consacrazione al Governo di una sinistra sfatta, ma meno sfatta della destra?

Avete presente le nocche di Rocky, quando chiama sul ring, da lontano: «Adrianaaaaaa…»?

Ma veniamo a ciò che interessa: spread, mercati, BTP ed €.

E qui entra il mio anti-populismo, la mia anti-demagogia a tolleranza zero, verso certo carta stampata, verso il mielismo spettacolarizzante dello stesso Mieli, ultimo affondo al vero giornalismo di stampo illuministico o di mera cronaca, avutosi sino a metà (forse) anni Ottanta.
Rimpiango, sì dunque, gli elzeviri di Montale, le stilettate di Montanelli, la poesia di Manganelli.

Adesso abbiamo gli stessi Manganelli e il popolo delle montagne (Tremonti, Monti, Montezemolo e persino Montezuma e i Maya!), ma in posti diversi, mischiati e non sempre forse giusti.

E la carta stampata serve al popolo un piatto (freddissimo e congelato) di effetti, ma non di cause, non l’eziologia insomma.

E il famoso “miracolo italiano” non è finito ora e per causa dello spread!
È finito già da un pezzo.
Lo scollamento della borsa italiana, rispetto a quelle europee, non si è concretizzato affatto nella stagione dello spread at the stars.
Semmai si è semplicemente acuito ed è emerso il “buco sommerso” di sessantacinque anni di “governi spartiti”.
La fine si decreta senza un solo “perché” e basta!
Serve a poco imputare ai presenti le colpe o ai più prossimi predecessori.
E la fine dell’Italia era cominciata nel Maggio 2007, dunque prima dell’affioramento degli scandali USA, Lehman, Madoff, sub-prime, e a quel tempo al soglio di Palazzo Chigi sedeva un certo Romano Prodi, che in quegli anni si era alternato a Mr. B. nella guida dell’Italia.

Non voglio assolutamente valutare chi abbia fatto più danni (non è mio compito e non ne sarei neppure materialmente in grado ), ma sicuramente già negli anni precedenti si era permesso che l’appunto famoso “miracolo italiano” andasse lentamente spengendosi, con la morte di Olivetti e Montedison (e delle aziende a lei collegate), di quella industria insomma che negli anni Sessanta aveva consentito all’Italia di crescere anche grazie al sostegno di un turismo che sopperiva all’endemica carenza di materie prime.
Ma se siamo noi stessi a sputtanare il nostro Bel Paese, nel nome di una fittizia ideologia (o peggio contro-ideologia), come possiamo pensare e pretendere che il turismo venga ancora da noi?
E poi si è passati alla (non dichiarata) dismissione di altri piccoli gioielli italiani, quali Bulgari (e non me ne vogliate per la ridondanza linguistica) e valga un nome per tutti.

Ebbene, tutto questo già nella primavera 2007 era così palpabile, al punto che la nostra borsa prese ad andare per conto suo (ovviamente in discesa), passando l’indice, dai 45.000, agli attuali 15.500 punti circa, valore che più o meno risale a metà anni Novanta.

Dunque, il piatto freddo dei quotidiani (che non è il pane quotidiano!) per risultarci meno indigesto andrebbe prima depurato dalla menzogna, ascrivibile talvolta a ignoranza, talvolta a mala fede (che non è Emilio!).

Ma guardiamoci attorno prima di sentenziare.

E ora la “leva psicologica” con la quale s’insinua la paura – atteso che i guadagni dei pochi derivano dalla paura dei molti – è questo fantomatico spread (che già mi stava un po’ sull’anima un anno fa).

E allora davvero domani all’apertura dei mercati vedremo nuovamente impennarsi questo dannato differenziale e il nostro listino prendere ancora una volta la china dell’impietosa discesa?
Per giunta, dopo la settimana che ha veduto altri indici europei segnare importanti massimi!

Il DAX infatti ha chiuso l’ottava di borsa a 7.517,80 punti ed era dal Gennaio 2008 che ciò non accadeva, esattamente durante le giornate che avevano preceduto la “grande barzelletta del Kerviel Day” (il famigerato trader di Société Générale).
Lo EuroStoxx50, per suo verso, ha invece terminato oltre i 2.600 punti (a 2.601,37), fatto verificatosi soltanto una volta (sempre a livello settimanale) nel corso di quest’anno, col massimo registrato in chiusura di settimana del 18 di Marzo, quando questo stesso indice chiuse a 2.608,30.
Certo, nulla a che fare col DAX, poiché nel Gennaio 2008 si era a quota 3.995, dunque un 40% distante da qui.
Ma il nostro FTSE-Mib (allora S&PMib), all’epoca, era ancora oltre i 35.000 punti, a quota 35.750, finendo oggi a circa 15.700, il che equivale a una perdita di oltre 56 punti percentuali.
Fa poi quasi sorridere che dal giorno dell’insediamento del Governo Monti (16/11/2011), l’indice italiano abbia realizzato una performance positiva neppure del 2%, contro – per pari periodo – il +27% del tedesco DAX.

Poteva anche andare peggio, ne sono certo, ma comunque, dopo tutto questo, domani ci toccherà davvero vivere l’ultima Caporetto del mercato italiano o questa volta il vecchio detto buy on rumours and sell on news dovrà essere letto esattamente al contrario?
Insomma, le dimissioni di Monti potrebbero aver accelerato la catarsi e ora viversi lo nemesi purificatrice?

A meno che la decisione di Napolitano, nel parlare dopo l’ottavo giorno non faccia compiere prima il Dies Irae




Pavia, 2012, December the 9th





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