> Chart of the Week > S&P500: Chi disse che l’AT era tutta una Bufala?

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Nautilus
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(Chart Of The Week del 29/06/2014)







Chi sostenne (e sostiene) che:
«L’Analisi Tecnica è tutta quella “roba” da fuori da testa, fatta di “colori, seghette e trendline”, buona soltanto per far trading in giornata, al massimo due…»…
forse ora più che mai dovrà, almeno un poco, ricredersi e, chi non vorrà farlo, sarà assolutamente libero di proseguire a perdere più o meno lentamente i propri risparmi, intanto – come recita più o meno oggi una delle tante “bufale” pubblicitarie” – «Perché pagare un servizio di segnali di trading?…».

Mahhhh?! … eppur forse un motivo ci sarà…
Il vecchio adagio:
«Chi più spende, meno spende!»…
dovrà pur essere valido anche in borsa o la borsa è popolata tutta da munifici benefattori?

Vi siete davvero mai posti quest’ultimo quesito?

Ma tutta la “storiella” che verrà a seguire, quasi buffa (da “bufale”, ovviamente) trova un’origine ben precisa, anzi, meglio, una data: il 6 Ottobre 2009 (ed è forse già storia “vecchia e nota”), quando il sottoscritto si schierò in modo inequivocabile e persin provocatorio contro le dichiarazioni di Robert R. Prechter Jr. (questo link può già essere utile per far conoscenza col “nostro”, per chi non lo conoscesse ancora), a detta dei più, il “vero traghettatore” del pensiero di R. N. Elliott (1871-1948) e dunque dell’oramai famosa (talvolta tristemente) Teoria delle Onde.

Ebbene, viene sempre un tempo in cui anche i più sopiti e laboriosi studiosi – lontani ormai dai proscenî da Show Must go on e Avanti, Lor Signori, c’è ancora posto per l’ultimo tacchino! – giungono a ritirare il prezzo del loro silente lavoro.
E dopo quasi cinque anni, parmi soltanto “Cosa buona e giusta”, rifuggendone ovviamente ogni riferimento liturgico.

Ebbene, come dicevo appena sopra, il pomeriggio del 6 Ottobre del 2009, quando “the bigger rebound of the history” (il più grande rimbalzo della storia, dello S&P500, naturalmente) era ancora agli albori, fui chiamato da Trend-online e “dovetti” quasi concedere un’intervista volante, ma fortunatamente un analista tecnico che si rispetti (spero! ;-) ha sempre pronti i propri studi e guarda sempre in avanti.

Ne nacque quindi il primo episodio della ormai notoria saga Peracchi vs. Prechter.

Tuttavia, soltanto pochi giorni dopo si sollevarono le polveri, le baionette, quasi al pari dei moti rivoluzionari del ’48 (dell’Ottocento, ovviamente!).
Un “italiano” aveva osato dire la sua!
Guai!
All’estero tutto può dirsi, qui da noi, no!… e poi magari si professano per “progressisti pensatori”!

Il tutto per dire, a firma di un “caro” ingegnere (che per onestà mentale non cito neppure, ma debbo ammettere che ci mise molta “testa”) – ospitato dal sito nostrano Wall Street Italia – che l’analisi tecnica era tutta una bella mozzarella quagliata, di latte di bufala, appunto!

Personalmente, per tutti questi lunghi (quasi ormai) 5 anni, me ne sono stato più o meno buono – punzecchiando soltanto, talvolta – pensando soltanto e soprattutto a studiare e sviluppare ancora, cosicché poi arrivai alla precisa definizione delle mie Fibonacci Waves, di cui potete, per l’appunto, anche leggere una “primitiva” e quasi prodromica interpretazione, nell’intervista di cui sopra e oggetto di tanto contendere, nel “plural tenzone”, considerato che altre critiche sparse (quasi come le “rime” d’apertura del Canzoniere del Petrarca!) mi piovvero addosso.



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Ma sono una persona che ama il proprio lavoro e, dunque incurante di tutto ciò – ma sempre forte dei miei studi – l’anno successivo (Ottobre 2010), rincarai ancora la dose, ma senza neppur più “sbeffeggiare” più che di pochissimo l’amato rivale “esegeta” di queste benedette Onde di Elliott.
Intanto, ne stavo quasi ormai completamente abbandonando l’utilizzo – dopo che già nel libro del 2006/07, cercai di evidenziarne alcuni punti di “oscura e complessa interpretazione” (diciamo così, per una sorta di dovuto ed educato understatement) – per “tuffarmi” appunto, nella completa stesura, dunque lettura e applicazione, delle mie Fibonacci Waves, ormai da tre anni, quotidianamente utilizzate in queste stesse pagine.

E dunque, Voi stessi, potete leggere (per chi volesse il “nudo” integrale, nonché annoiarsi un poco, il link da cliccare è qui!), la sintesi del mio pensiero all’epoca dell’Ottobre del 2010, insomma, oramai quasi quattro anni fa, quattro anni in cui i mercati (lo S&P500 e il DAX, in particolare) sono soltanto saliti, tranne la sosta dell’impianto correttivo dell’estate del 2011, la quale, in ogni caso, per un motivo o per l’altro, era facilmente preventivabile, ma – all’epoca della stessa intervista – ovviamente non ancora nota nei termini e nelle modalità (e qui in ellisse, sul chart).





Proprio da quella, sono scaturiti altri obiettivi intermedi (qui riportati nella parte a sx. del grafico), fermo restando che il piatto forte, quei magic number tanto citati a mai svelati (non per cattiveria, ma per impegni extra-lavorativi) era compreso nella fascia dei:
1.905 e
1.920 punti (gli stessi indicati nella pagina dell’intervista, qui riprodotta).


Poi mano a mano che ci si avvicinava ai top del 2007 (quelli realizzati in chiusura il 9 Ottobre di quell’anno), segnati a quota:
•       1.565,16 punti indice,
iniziarono a uscire le “credenze” sul falso mito da triplo massimo epocale (e qui probabilmente qualcuno falliva semplicemente di memoria storica e mi riferisco alla correzione degli anni ’70, cui spesso e anche nel libro, ho fatto riferimento).

Insomma, me ne uscii semplicemente con un “simpatico” Mai dire Triple Top (e scusate se qui vi posto un link inserito nell’Area Riservata agli Utenti) per tentare di far comprendere ai più che “affidarsi” a una tale occorrenza per prevedere uno storno di mercato (e anche potente) era quasi, probabilisticamente parlando, non dico fare un SEI al SuperEnalotto (una possibilità su 622 milioni e rotti, dunque anche meno probabile di essere centrati da una bella asteroide in caduta dalla galassia!), ma un bel 5 sì (una possibilità su 1.200.000 e poco più, dunque leggermente inferiore alla “vecchia” probabilità del 13 alla SISAL!).


Ma fin qui, in fondo, sono state solamente ciance su quello che è stato e che dunque non conta più nulla, ma in realtà non è neppure proprio così.
Infatti, le dinamiche passate (più o meno recenti), possono fornirci le basi per cercare di meglio comprendere quelle future e dunque provare ancora a “centrarle”.

Prova ne sia che, pur ignaro delle stesse “fattezze” della correzione dell’estate 2011, quel livello a:
•       1.295 punti
svolse un ruolo fondamentale per la ripresa del trend rialzista, insieme all’inferiore quota di:
•       1.100/1.080.

E dunque ora, potremmo così individuare un nuovo intermediate target, per lo stesso indice USA, a quota:
•       2.231,78 punti,
presumibilmente e ragionevolmente raggiungibile in un periodo che potrebbe addirittura già cadere (con una decina di sedute di anticipo o di ritardo) sulla data del 3 Ottobre di quest’anno (e qui in punto x).

Se per tale data, l’obiettivo non “fosse centrato”, non lo si dovrà certo dare per non raggiungibile, ma – altrettanto quasi certo – lì, in prossimità di quella data e nei giorni/mesi a seguire potrebbe invero svilupparsi uno sideways swing (movimento laterale) e per raggiunger lo stesso target allora occorrerà inevitabilmente più tempo e se ne parlerà allora probabilmente addirittura per la fine del prossimo 2015.

In tal caso, la “sosta” potrebbe prodursi e manifestarsi, con le maggiori probabilità, intorno ai:
•       2.115 punti.

Avremo tempo e modi (non biblici!) per verificare anche questo!

Buona Domenica a Tutti.










Pavia, 2014, June the 29th



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