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> Chart of the Week > USA – Perché la Fretta di Vendere?
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Ce l’ho un po’ con le “bolle”, sì… lo confesso… mi hanno rotto le b.lle!
Da oltre un anno, forse due, da (quasi) tutte le parti, si vede scrivere (e dunque si legge) che si sta creando una big, huge Bubble sui mercati (e in particolare quello USA), ma questi continuano e proseguono imperterriti nella salita. Tanto imperterriti che, durante quest’ultimo mese di Maggio (e contemporaneamente), il DAX tedesco e i due principali indici USA (DowJones Industrials e S&P500) si sono portati sui loro rispettivi massimi storici (leggasi: QUOTE MAI PRIMA TOCCATE). A dire il vero è stata la Germania a raggiungere gli USA, i quali, già tra Marzo/Aprile, avevano compiuto questo passo. Per lei, la Germania, si è dovuto attendere il 3 di Maggio. Proprio il precedente massimo storico dell’indice Dow Jones risaliva al 9 Ottobre del 2007 ed era stato segnato a 14.164,53 punti. Ebbene, già con la seduta dell’appena trascorso 5 di Marzo, lo stesso indice USA, riusciva a far segnare un nuovo absolute top (come dicesi in gergo!): @ 14.253,77 punti fu la chiusura di quella sera. Poi, per completare l’opera, con la seduta (più recente) del 7 di Maggio, riusciva – forse non pago – a proiettarsi anche sopra la soglia dei 15.000 punti, vissuta dai più come “miraggio”: a 15.056,20 la chiusura appunto di quella sera. E molto simile destino sarebbe toccato allo S&P500, il quale avrebbe soltanto dovuto attendere qualche seduta in più per riagganciare e superare i massimi di quel famigerato 2007. Lo fece il 28 di Marzo (chiudendo a quota 1.569,19 vs. il 1.565,15 del 9 Ottobre 2007 ) e già lo aveva tentato precedentemente ma senza successo. Poi, anch’esso, per fornire più giusta cifra al suo successo, il 3 Maggio, è riuscito a valicare – anche qui, ovviamente, per la prima volta nella sua storia – la quota di 1.600: @ 1.614,42 la chiusura di quella seduta da oltre +1%, un +1% che, per l’indice più grande al mondo, è già tantissimo. Ma questa è soltanto ormai “storia”! Veniamo a noi! E cerchiamo di capire perché non è ancora il momento di uscire, secondo l’Analisi Tecnica seria e scevra da servilismi politici! Per farlo, ci si è affidati alla quasi vecchissima Dow Theory e davvero, per taluni aspetti, anche un po’ desueta. C.H. Dow “voleva” che il “suo” indice Dow Jones Transportations (qui rappresentato con la linea rossa) confermasse la tendenza che proveniva dal (sempre “suo” e ancor più famoso) Dow Jones Industrials (qui rappresentato con la linea rossa) e del quale, ogni giorno tuttora, ascoltiamo sempre notizie e risultati. Ebbene, direi che, già a una prima occhiata di questo chart, non potrebbe sorgere dubbio alcuno, sia circa la conferma sia circa la tendenza “dichiaratamente” in atto. La parte sottostante del grafico poi mostra l’andamento del rapporto stesso tra i due indici sopra rappresentati, rapporto ottenuto appunto semplicemente dividendo il Dow Jones Industrials col Dow Jones Transportations , operazione dalla quale si ottiene il cosiddetto relative performance ratio. Proprio dall’analisi di quest’ultimo (comparata con l’andamento dei due indici) si scorge che, in un più o meno recente passato, erano apparse alcune dicotomie anche importanti e sicuramente la fondamentale aveva fatto la sua comparsa già all’inizio dell’estate del 2007, quando il Dow industrials continuava a salire, mentre il Transportations rallentava sensibilmente, creando così una fortissima discesa nel ratio: era l’inizio della sub-prime crisis! Qui voleva significare che l’industria, “quasi ignara o sorda” di/a quanto stava accadendo nel mondo, continuava a produrre, mentre i consumi (dunque le consegne, dunque i trasporti) subivano una brusca decelerazione. Vi fu poi un fortissimo contro-movimento nell’estate del 2008 (il trend della speranza, come amo definirlo io stesso), in cui le cose parevano mettersi a posto, ma è solitamente il movimento dettato dalla “caccia delle paure”, paure stesse a cui la gente non vuol credere e alle quali si sottrae con vigore, prima di ricadere nella realtà, come in effetti successo poi a fine 2008, periodo del Lehman Bros-crac (le ellissi disegnate, strada facendo, mostrano quasi impietosamente quanto si sta narrando). Il fattore – fondamentale, direi – da notare è la fortissima erraticità mostrata dal ratio stesso in quel periodo e fino al Maggio/Giugno del 2009 (i minimi di indici furono infatti segnati poco prima, a Marzo di quello stesso anno), poi placatasi. Infatti, al contrario, da lì in poi (parte racchiusa nel grande box ombreggiato) il rapporto tra i due indici è stato molto più regolare e con entrambi gli indici (Industrials e Transportations) protagonisti di un gran bull market, protrattosi sino ad oggi e tuttora in corso. E in questi quattro anni e oltre, due sono stati i momenti di “crisi parziale” (punti x e y): • l’Agosto del 2011, col dibattito del Congresso contro il Presidente Obama (con la grossa opposizione dei Tea Party), per il famoso debt ceiling (debito pubblico che sfora il 100% del PIL); • il Dicembre del 2012, col famigerato fiscal cliff, una sorta di ampliata ripetizione di quanto accaduto l’anno precedente e che trovò risoluzione proprio nella notte di S. Silvestro. In entrambi i casi l’indice dei trasporti subì un forte rallentamento (addirittura premonendolo e ovviamente in anticipo, come nel secondo caso). Ma oggi non v’è alcun segno di tutto ciò. Non v’è segnale di alcuna frenata. Anzi, i trasporti procedono più celermente della stessa industria, quasi che il ciclo industriale non riuscisse a seguire il ciclo dei consumi… o al più a dirci che, vista la bontà del ciclo, i trasporti possono “permettersi” di alzare i costi/prezzi dei loro servizi. Insomma, in un caso o nell’altro, sempre si scorge (da questa analisi comparata) un “circolo virtuoso”. E allora perché dovremmo vendere, soprattutto quando Dow stesso affermava con forte convinzione (economica!): «Un trend è in atto, sino a che non si ha prova del suo contrario!». E qui davvero non v’è nessuna evidenza, nessuna prova e, qualora ve ne fossero, sarebbero semmai di segno contrario, giacché: «I due indici stanno confermandosi vicendevolmente, l’un con l’altro!». Pertanto e invero, la domanda che – più che lecitamente – potrebbe sorgere spontanea è questa? «Dove potrà davvero giungere quest’indice Dow Jones, ora già a 15.354,40 punti?… piccola divergenza in descending top sul ratio assolutamente ininfluente per ora e dunque a parte?». Le FW già hanno una risposta ed anche ben precisa… Read More? … Altri e più approfonditi contenuti si troveranno nell’Area: Utenti Registrati al Sito FW Per Approfondimenti sul FTSE-Mib, con la cronaca giornaliera… Area FIB con Fibo Inoltre: Livelli da monitorare per il nostro FTSE-Mib; l’approfondimento relativo allo S&P500, con livelli anche di breve; quello analogo sull’indice europeo EuroStoxx50 e il tedesco DAX, e infine, a latere, gli aggiornamenti relativi a altri due importanti asset: il cross € vs $ e quello sul Bund 10 Yr. germanico, oltre a numerose idee di trading su singoli titoli, per un tuo saggio operare sul mercato e per questo si vedano segnalazioni su Luxottica del 9 Gennaio e su A2A del 19 Febbraio. |