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> Leading Articles > 4 Novembre 2012 – Più che un Temporale…

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HERE COMES THE FLOOD…

Ma non su Tutti i Mercati…


Potrebbe essere un poco difficile riprendere la narrazione delle vicende borsistiche (poiché si ha un “senso” che va oltre le stesse e ciò, anzi, è l’elemento vitale di questo sito!), dopo che appena due settimane fa si era scritto il pezzo dedicato a Rain Man, l’Uomo della Pioggia, appunto il “buffo Rain Man”, nel quale si presagiva il fortunale che avrebbe potuto colpire la borsa newyorkese, più fragile e più esposta, negli ultimi periodi, rispetto addirittura a quelle europee.
Invero – non nella finzione metaforica, ma nella realtà – su New York si è abbattuto un autentico uragano, il quale purtroppo nulla ha avuto a che vedere con piogge o pioggerelle di borsa.



Si è forse davvero stati malauguratamente tristi presaghi dell’evento atmosferico…

Ma non certo questa era la volontà, né tantomeno arrivare a pronosticarne i devastanti effetti che poi i due contendenti alla Casa Bianca non hanno mancato di provare a sfruttare, con i toni tipici della campagna elettorale e dell’orgoglio americano, ai quali anche Obama – forse schivo sino alla fine e fin che aveva potuto – non ha infine saputo sottrarsi.

Sta di fatto che, per via di Sandy, la borsa USA è tornata indietro di 124 anni!
Era infatti dal 1888 che non si registrava una chiusura di due giorni, causa maltempo, stante che la precedente lunga serrata, quella dell’11/14 Settembre 2001 (quattro sessioni di borsa), ricordiamo tutti molto bene a cosa dover essere ascrivibile.

E dunque, per via di tutto quanto sopra, la settimana newyorkese è rimasta confinata ai restanti tre giorni della settimana, tre giorni che tuttavia han detto forse più di cinque, parlandoci di un mercato un po’ “smarrito”, ma che al contempo tenta strenuamente di reggere sui primi avamposti fortificati.
Dopo la perdita del livello di 1.417 punti (avvenuta il 23/10), il primissimo natural target dello S&P500 era infatti all’altezza dei 1.394 punti.

«Mai toccato», in realtà, riprendendo il linguaggio “telegrafico” del nostro affezionato Rain Man.
Mai toccati e neppure in un passaggio intra-day; questo forse è l’aspetto che lascia ancora qualche lunga ombra sui mercati USA, i quali però hanno registrato un ulteriore (ma certo non ancora assolutamente definitivo) cambiamento di rotta e ciò si è veduto soprattutto giovedì, ma negato poi – almeno parzialmente – con la seduta conclusiva dell’ottava.

La variabile incontrovertibilmente più importante delle prime tre settimane di Ottobre era stata la performance comparata tra S&P500/Nasdaq100, come già riportato, appunto, due settimane, fa.

Mentre il primo iniziava il mese a 1.440,67 punti, terminando il 19 Ottobre stesso (dopo tre settimane), a 1.433,19 e pertanto con una perdita limitata a un -0,52%, il secondo andava incontro a una performance ben più negativa, lasciando sul terreno un 4,32%.
Dunque l’indice che, per quasi tutto l’anno, aveva fatto da traino e “lepre” agli stessi mercati americani, incocciava in una fase più complessa (e soltanto paragonabile a quella dei recenti Aprile/Maggio), comportante anche la violazione del livello di 2.716 punti e per ora non recuperato nonostante quel cambio di rotta di cui sopra.
Nelle ultime due settimane, in effetti, lo S&P500 cedeva ancora qualcosa, mentre il Nasdaq100 tentava di chiudere in positivo il suo bilancio per pari periodo e, sino a giovedì sera, pareva davvero riuscirvi.

Poi e infine ecco le risultanze delle due ultime ottave:
•       -1,33% lo S&P500, contro il
•       -0,82% del Nasdaq100.

Ed è proprio in questo che si è materializzato ancora lo “anticiclo” (come lo avevo battezzato) dell’Italia e, un po’ a sorpresa, proprio di quello EuroStoxx50, di cui si parlava e non a caso nel Chart of The Week.

In queste ultime due settimane europee, si è infatti registrato:
•       un +0,70% per lo IBEX spagnolo;
•       un +0,19% proprio per lo SX5E e infine
•       un -0,23% per il tedesco DAX, contro
•       il finale -0,59% del nostrano FTSE-Mib,
insomma, tutte performance migliori, rispetto a quelle realizzate dai mercati USA.

Fattore contingente o duraturo?

Presumo ambedue e non so ancora pesarne la componente, ma dunque ora vedremo proprio un conteggio elliottiano, applicato al Nasdaq100, con proiezioni delle Fibonacci Waves, al fine di comprendere se questi prezzi possano invero già rappresentare una buying opportunity.
Tempi e strutture di breve periodo a parte, infatti, il Nasdaq100 è uno dei pochi e rari indici per i quali mi senta di applicare un conteggio realmente impulsivo per l’azione rialzista in corso, addirittura forse soltanto all’inizio!





Tuttavia, puristi elliottiani, non “aprite” questo chart, il quale raffigura l’indice tech USA dal “lontano” 1998 a oggi, con poi alcune proiezioni FW, sino a circa tutto il 2017.

Di certo, agli stessi elliottiani “vecchio stampo”, suonerà con certo stupore “leggere” di una correzione, nella quale la Onda C (Primary e dunque circle) esaurisce addirittura prima del punto di arrivo della precedente A, contata in five.
È soltanto una delle varie alternative o possibilità, ma frutto di una delle mie elaborazioni della teoria, per esempio e come anticipato nel libro, a proposito delle correzioni sugli indici (cfr. pagg. 229/230).

Non è ancora chiaro ai più, in effetti e in questi casi, che il conteggio in five o in three “elliottianamente canonico” è del tutto ininfluente, quanto alla classificazione dell’onda, giacché poi, in una correzione, ci sarà sempre prima o poi chi conterà appunto in five, un tal certo movimento, piuttosto che in three.
Stanco di leggere queste assurde differenze che poi – quanto a livello previsionale – incidono meno di zero, ho normato che sia assolutamente indifferente questo tipo di distinzione, dunque meramente accademica.
E per la cronaca, solitamente conto SEMPRE in three.

E allora, oggi, ritengo conclusa l’ampia correzione 2000-2009 (con una importante riserva che si vedrà nell’Area Utenti Registrati), nel punto sul quale si è etichettato in Onda C (sempre Primary e circle), semplicemente poiché le mie Fibonacci Waves mai ammetterebbero un conteggio ove l’attuale Onda B (Primary e circle) potrebbe essere un’Onda 1 e l’attuale Onda C una consequenziale 2.

Al più tutto quel movimento (2003-2009 e in ellisse) potrebbe essere inquadrato in un immenso A-B base, ma ora non posso ancora avere la certezza che sia effettivamente così e porterebbe a conclusioni quanto affrettate, quanto sensazionali.
In questa circostanza, la forzatura deriverebbe dal fatto che i minimi di fine 2002 andrebbero etichettati allora come any Wave C.

Ciò di cui posso essere più o meno certo – e più “umanamente” – è che l’attuale movimento di rialzo e in essere (qui, sul Nasdaq100) da fine 2008 abbia davvero scarse probabilità di essere terminato.
Per converso, le possibilità che estenda almeno sino a quota 3.200 (dagli attuali 2.650 circa) sono davvero più elevate (sebbene subordinate), in quanto e in ogni caso la correzione ultima (se qui, quasi terminata) non avrebbe al momento intaccato alcunché della struttura rialzista, così ancora ampiamente in essere.

Cambierebbe qualcosa (ma andrebbe poi valutato) un eventuale discendere sotto quota 2.360/300, ma occorre essere consapevoli che la stessa dista al momento ancora un ampissimo 15%

In questo particolare momento poi, il mercato italiano sa bene dove vorrebbe andare e il suo andamento sembra anche lentamente discostarsi sempre più da quello del cross €/$.
Qualcosa ne frena ancora l’incedere, ma – nel caso – potrebbe anche essere il primo a muoversi.
Quando?
Lo vedremo!
Mentre Sandy e Election Day turberanno ancora un poco i mercati USA, potrebbe arrivare l’ennesima sferzata di Draghi che sembra già scritta in taluni grafici…
Se poi sole o fortunale, a noi e voi il capirlo!


Pavia, 2012, November the 4th





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