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> Leading Articles > 17 Giugno 2012 - Il Ragionamento ''Binario'' (Seconda Parte)
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Si può desumere cosa accadrà? Poche parole (nelle intenzioni) per questa settimana. Con una premessa (debita o indebita?) che varrà a dire: ciò che "non è ancora accaduto" non è detto che non accadrà, ma al contempo, se non è accaduto sinora, dovrebbe significare che vi siano meno probabilità che si verifichi in futuro. Intanto, propendere (o non propendere) per una tesi equivale a sottoporsi al gioco delle probabilità. Un po’ iniquo, in questo caso, poiché chi decide ha appunto il potere decisionale, mentre noi no! Ma allora e pur sempre, tanto varrà porre l’uscita della Grecia al 50%. La non uscita al restante 50%. Ma, per come poi si vedrà, quest'assioma sarà parzialmente falso, in un postulato perlomeno. Pur tuttavia, in questo modo – a un analista tecnico-sociologo che si spaccia per tale – il giuoco parrà egualmente equo. Ancor più si "fingesse" non essere accaduto proprio nulla (prima e finora!) Sarà altresì impresa ciclopica e occorrerà mostrare nervi d’acciaio e sicurezza nelle proprie idee, come d’altro canto, per operare su questi mercati. Proprio in relazione alla premessa sopra esposta, si sviscereranno soltanto pochi punti, quali forse più interrogativi che esclamativi, ma che aiuteranno l’attento Lettore a riflettere. 1) L’€ non è sceso come era lecito attendersi. Anzi, proprio nelle ultime ore ha quasi recuperato l’importantissima soglia dello 1,2650, fattore che aprirebbe le porte a recuperi sino in area 1,2950. 2) Il termine di paragone dell’Italia può a giusto titolo essere la Spagna. La Spagna ha già chiesto aiuti per il suo sistema bancario e – prima degli aiuti stessi – l’indice spagnolo era già sceso sotto i minimi del 2009. In realtà, se questo e a una prima lettura può deporre a sfavore della penisola iberica, andando a scandagliare gli indici e alcuni titoli dei due paesi, ci si accorge della realtà delle cose. 3) E la realtà delle cose evidenzia sì un paese (la Spagna) in netta sofferenza dal punto di vista bancario. Tuttavia e at first glance inspiegabilmente, i titoli delle banche spagnole sono scesi molto meno, rispetto a quelli italiani). Dunque è "altro" ad avere affossato l’indice iberico… l’immobiliare e il comparto produttivo (in generale)? 4) Se in Italia invece il settore bancario è sceso maggiormente, cos’è allora che tiene ancora il nostro indice sopra i minimi del 2009? Per un ovvio converso dovrebbe essere il comparto produttivo (vorrà dire che stanno nascendo future Olivetti e Montedison?) e l’immobiliare – ma la nostra borsa è povera di tali titoli (è dunque il patrimonio immobiliare in definitiva, quello che ora il Governo intende dismettere?). 5) Questa è la fotografia di un Paese ancora ricco che ha dunque attraversato una profonda crisi di valori, prima che finanziaria. Ponendo tuttavia il patrimonio statale nelle mani di (giusti e onesti!) privati, il sistema dovrebbe soltanto beneficiarne e in modo decisivo. 6) Per la questione greca, il mercato pare aver sentenziato (per il punto 1), – e in accordo con le dichiarazioni apparse oggi sul Corriere, da parte del grande (uno dei pochi che stimo davvero!) economista di Harvard, Martin Feldstein – che il voto di oggi non sia poi così fondamentale. 7) La Grecia dunque appare destinata a uscire – seppure temporaneamente – dall’€. «Andrebbe aiutata. Soprattutto dovrebbe rimanere nell’Unione Europea, a pieno titolo, ance senza euro. Dovrebbe poi utilizzare lo shock e la svalutazione della nuova moneta per ristrutturare l’economia.» Ho qui citato un passo dell’intervista rilasciata dallo stesso Feldstein e – come dicevo – apparsa sul Corriere di oggi a pag. 13. 8) E queste parole non possono che trovarmi d’accordo. Anzi – per tutto quanto sopra – penso che anche alla Spagna toccherebbe (toccherà?) ugual sorte, poiché non ha basi sufficientemente forti e solide (al contrario dell’Italia) per ripartire da sola. 9) Ma ecco il nodo della questione! Ed è un anno che insisto su questo fatto. La Merkel prima o poi dovrà scendere i suoi pantaloni da Pierrot teutonico e dunque gli aiuti dovranno necessariamente partire dalla Germania. Proprio per questo fatto, già nell’autunno scorso sostenevo che il DAX (in un lungo periodo) dovrebbe vivere una stagione di underperformance, rispetto a quelli che ora sono stati gli indici più penalizzati, vale a dire, in primis, FTSE-Mib e EuroStoxx500 e, in seconda battuta, francese CAC40. 10) Ultimo e dunque least but not last, l’America. Ha già "regalato" una crisi all’Europa, la qual crisi, nel 2008, ha viaggiato come Il Pianista sull’Oceano, tra gli oceani, però fermandosi e scendendo dalla sua nave. Ora ne potrebbe vivere una seconda tutta sua, ma non certo per condiscendenza all’Europa. Se davvero la vivrà (debito pubblico, in causa?), sarò soltanto per sua colpa. Al momento, però, il comportamento dei due indici più importanti S&P500 e Nasdaq100, ci sta dicendo tutt’altro e… finché sarà così, scusatemi se lo dico a chiare lettere… occorrerà credere sempre, prima ai grafici, poi (e molto da lontano!) a quel che dice Geithner! E questo, soltanto poiché – anche qui – non è ancora accaduto nulla e l’indice USA S&P500 parrebbe viaggiare alla volta dei 1.400/25 punti, sospinto dai consumi… e finché la barca va, lasciala andare (modo italico per concludere: the trend is your friend… doubts and fear are your enemies!)! PS Se riuscirò, avrò piacere di esporre almeno un grafico esplicativo Tweet |